Lingua, cultura, tradizione: l’Italia oltre il Bel Paese

Intervista a Guido Vacca, Presidente di AIM (Associazione per l’Italia nel Mondo)

L’AIM (Associazione per l’Italia nel Mondo) ha lo scopo di coltivare, accrescere e rafforzare i legami fra l’Italia, i cittadini italiani e le varie comunità italiane sparse in tutto il mondo per la conservazione e la valorizzazione della lingua, della tradizione e della cultura italiana nel mondo. È questo un impegno che portiamo avanti con grande determinazione e il brillante risultato di essere organizzati, in soli 5 anni, in circa 80 nazioni e di avere membri in ogni angolo del mondo ne è la testimonianza. Per il raggiungimento di tali obiettivi i nostri rappresentanti lavorano a stretto contatto con le istituzioni italiane. Molti eventi nazionali e internazionali sono organizzati con il patrocinio di AIM. Tra questi festival, progetti culturali nazionali e internazionali, presentazione di libri, mostre di arte e fotografia, concerti di musica, valorizzazione e difesa della lingua italiana. Troppe persone in passato hanno lasciato la loro casa, il loro paese, i loro affetti, i loro amici, la loro terra – per la quale i loro antenati avevano sempre combattuto e lavorato duramente – per cercare lavoro e fortuna in ogni angolo del mondo. Gli emigrati italiani però continuano ad avere legami e contatti con la loro terra, con le loro origini e ad avere il nostro Paese, sempre nel loro cuore. Ecco perché è importante l’AIM in quanto rappresenta quel legame fortemente sentito con l’amata madre patria.

Camera dei Deputati Presentazione Libro Gastone Cappelloni, giovedì 20 Aprile 2023 AMITALIA

Presentazione del libro del poeta Gastone Cappelloni, definito il poeta italiano più internazionale, presso la Camera dei Deputati

• La cultura italiana e la lingua italiana nel mondo è ben rappresentata da cattedre e letterati in università straniere, istituti di cultura e progetti giovani itineranti. Quale il loro futuro?

Dobbiamo sempre tenere in mente e non dimenticarlo mai che fuori da confini nazionali c’è un’altra Italia e mezza. Oltre ai cinque e più milioni di italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ci sono gli oriundi, ossia coloro che, pur di origini italiane, non hanno mai richiesto la cittadinanza italiana oppure si sono arresi di fronte ai tempi biblici per ottenerla. Ebbene se andiamo a sommare gli iscritti all’AIRE e gli oriundi si arriva ad una cifra enorme che supera i novanta milioni di persone. È questo un aspetto che la nostra classe politica dovrebbe attentamente valutare perché sono una grande, enorme risorsa economica e culturale. Ognuno di loro è il vero ambasciatore della nostra cultura, delle nostre tradizioni, del nostro Made in Italy, della nostra lingua. Oggi, soprattutto grazie a loro, c’è tanta voglia di Italia nel mondo. Ecco che si parla e apprezza sempre di più il nostro Paese che piace sempre di più agli stranieri che rimangono affascinati dalla felice combinazione di cultura, arte, bellezze naturali e cibo che ci rendono la meta agognata di qualsiasi turista. All’impegno di diffondere la cultura e la lingua italiana nel mondo, con grande rammarico e un mare di tristezza, vedo che è proprio in Italia che bisogna difendere la nostra lingua e la nostra cultura dal proliferare di anglicismi. È questa una sfida per il prossimo futuro. Oggi non si può più leggere un giornale o un comunicato di ente pubblico o privato se non si conosce la lingua inglese. Questa è la grande richiesta degli italiani nel mondo, questo non piace affatto all’estero e dicono a chiare note che questa non è più la loro lingua. Hanno tutta la nostra comprensione e tutte le ragioni del mondo. Occorre assolutamente che il Governo e tutte le forze politiche mettano un freno e uno sbarramento al dilagare di parole inglesi. Assistiamo passivamente ad un aumento incontrollato dell’uso di parole inglesi con un aumento del 773% all’anno e circa 4000 parole inglesi entrate nella nostra linguaÈ questo un allarme grandissimo. Bisogna fare attenzione che non si arrivi alla scomparsa dell’italiano. Cosa che invece non è accaduta in Francia dove una politica attenta ha saputo difendere la lingua francese dagli anglicismi. La nostra sfida dei prossimi anni sarà quella di difendere la nostra lingua. La classe politica italiana dovrebbe porre attenzione a questo aspetto della nostra cultura e della nostra lingua che è la realtà identitaria della nostra nazione.  È importante conoscere l’inglese, ma non al punto di cancellare le nostre parole. Abbiamo una grande cultura e dobbiamo difenderla.

• Cosa pensa dei nostri talenti che per emergere devono varcare le frontiere?

Nel 2007 è iniziata una inarrestabile crisi che ha provocato un nuovo aumento del fenomeno migratorio. Un fenomeno che questa volta non tocca solo le Regioni meridionali ma l’intera nazione italiana. A partire, per la maggior parte, sono i giovani laureati e non solo manodopera generica come avveniva in passato… Questa nuova emigrazione, definita “fuga di cervelli” è diretta verso il nord Europa con Inghilterra e Germania al primo posto ma anche verso gli Stati Uniti, Australia e Canada. È con immenso dolore che dico di trattarsi di un’emigrazione che toglie al nostro Paese le sue forze migliori e questa è senza alcun dubbio una grande perdita. Ogni emigrato istruito è un investimento che va via.  Stiamo perdendo persone valide che potevano contribuire a far crescere il nostro Paese e a tirar fuori l’Italia da una profonda crisi economica, demografica e culturale. Attualmente percepisco che qualcosa possa cambiare, lo spero tanto per il bene della nostra Italia. Penso anche a tanti figli di discendenti che vorrebbero sentirsi italiani acquisendo la cittadinanza, ma anche qui c’è tanto da fare per accelerare questo iter.